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UN’ANTICA STORIA DI GIOCHI: IL PRIMO VIBRATORE

La storia insegna che quando non puoi trovare fuori ciò che cerchi, fai in modo di arrangiarti. L'autoerotismo, maschile o femminile che sia, è un po' un rifugio, una possibilità, qualche volta un ripiego. Prendetelo un po' come credete…

La masturbazione non è un’esclusiva maschile. Sfatiamo il mito e abbandoniamo ogni rossore di esagerata pudicizia: anche le donne “si toccano” e da sempre. “Dildo” e “vibratore”, oggi, non solo non sono parole pronunciate sottovoce in tutta segretezza e quasi con circospezione, ma sono strumenti di piacere  sempre più diffusi, accessibili e di uso comune. Una semplice differenza tecnica li distingue: il primo è un oggetto, per lo più di forma fallica adatto alla penetrazione ma senza alcuna proprietà vibrante, il vibratore, invece, è uno stimolatore erotico, sempre di medesima forma, le cui vibrazioni, prodotte da un piccolo motore in corrente continua, vengono usate per procurare soddisfazione sessuale.

Le scelte complicate

Questi giochi erotici sono disponibili in tutti i sexy shop e nei negozi online nelle forme e nei colori più svariati. Luci, colori, regolatori di velocità, proprietà stimolanti di ogni tipo e tecnologie sofisticate li rendono quasi strumenti di fantascienza al servizio dell’eros ma… la loro origine è veramente antica. I dildo accompagnano l’umanità da millenni come confermano i ritrovamenti di alcuni manufatti paleolitici in pietra e osso di forma chiaramente fallica nelle Gorges d’Enfer nella regione dell’Aquitania in Francia e nelle  grotte di Hohle Fels in Germania e di un fallo verde di giada appartenente alla cultura cinese risalente a 6.000 anni fa. Certo il dibattito sull’uso di questi falli è ancora aperto. Probabilmente erano oggetti con valenza rituale, utilizzati durante cerimonie sacre, come simboli di fertilità e prosperità. Presso gli antichi Romani il fallo era portatore di fortuna, di vita e allontanava gli spiriti maligni. Pertanto falli eretti erano spesso dipinti sui muri delle abitazioni, scolpiti sul basolato delle strade e utilizzati come porta campanellini all’ingresso delle case.

Dunque scopo rituale, propiziatorio, decorativo? Sì , ma non solo! Il baubon,  fallo artificiale di legno rivestito di cuoio, più di 2000 anni fa riscuoteva ampio apprezzamento presso le donne romane che lo usavano per masturbarsi, ma anche nei loro rapporti omosessuali. Non esistono reperti di questo sex toy del passato e, a parte un affresco di Pompei nel quale se ne intuisce l’uso fra due donne che fanno sesso, le uniche testimonianze, molto esplicite   per altro, ci derivano da fonti letterarie. Il satirico Marziale  ne fa menzione criticando l’amore lesbico di una certa Bassa che ricorre all’invenzione prodigiosa di un fallo di cuoio legato alla vita con cui compie le funzioni del maschio durante il sesso e, ancora, Petronio,    nel suo Satyricon,  racconta il trattamento  cui viene sottoposto il povero Encolpio che cerca di recuperare la virilità perduta con queste parole ” Enotea tira fuori un fallo di cuoio e, dopo averlo cosparso ben bene di olio, pepe in polvere e semi di ortica tritati, incomincia lentamente a infilarmelo nel didietro”, non lasciando alcun dubbio sulla conoscenza e l’uso di falli artificiali nell’antica Roma.  L’antenato del vibratore ebbe grande successo anche presso i Greci. Ne facevano uso uomini , donne ricchi e poveri  e lo chiamavano olisbos  (in greco olisbein significa “infilarsi, scivolare dentro”).

Basta essere astuti per essere felici

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Si trattava di un fallo intagliato nel legno e rivestito di cuoio da calzolai esperti. Certo, qualcosa di più semplice rispetto a quelli attuali, ma non per questo meno efficace!   La diffusione degli olisboi è ampiamente documentata sia nella letteratura che nelle pitture vascolari.   “E  poi, da quando ci han traditi i Milesi, neppure ho più veduto quel trastullo di cuoio di otto dita, che ci dava ristoro.” sono le parole che il commediografo Aristofane  fa dire alla sua protagonista Lisistrata quando, a causa della guerra i mariti erano lontani da casa. L’assenza di uomini non poteva essere sopportata nemmeno con  l’olisbos, poiché il trastullo era fabbricato proprio nella città di Mileto. Cosa pensavano dei  falli artificiali le donne greche più di 2200 anni fa e come li usavano ci è raccontato, in modo spassoso,  da Eroda nel suo mimo VI intitolato “Le amiche a colloquio”.   Molto bene dunque! Sappiamo per certo che giocattoli di forma fallica quali i dildo erano disponibili sul mercato antico… ma che cosa si può dire sui più complessi e tecnologici vibratori?

La pratica dell’autoerotismo è vecchia quanto il mondo.

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Sembra che il primo oggetto vibrante per la stimolazione genitale femminile,  funzionante tramite un meccanismo a molla, sia il  tremoussoir e risalga alla Francia del 1734. La vera paternità del vibratore elettromeccanico si attribuisce a Joseph Mortimer Granville, che, a fine Ottocento, sosteneva di poter curare l’isteria, l’insonnia, il nervosismo e altri problemi femminili con quest’oggetto divenuto in seguito il sex toy per eccellenza 1880 dunque…? Illusi moderni! Giungono voci antiche che potrebbero narrare di storia, ma anche di leggenda riguardo una famosa e passionale regina…Siamo nel lontano 54 a.c quando Cleopatra fa creare un antenato naturale del vibratore riempiendo un tubo di zucca con delle api. Gli insetti, ritrovandosi in uno spazio stretto, diventano frenetici, causando la “vibrazione” del tubo.

Ingegnoso. Forse un filo rischioso, ma ingegnoso.

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