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ROMA – DRAGHI: C’E’ VERAMENTE MOLTO DA LAVORARE. BELLA SCOPERTA, NULLA E’ STATO FATTO

I ristori hanno qualcosa a che vedere con i vaccini? Si: scarseggiano o non arrivano del tutto. La situazione è incandescente perché sono troppe le categorie di lavoratori sull'orlo del fallimento. Tutti abbandonati al loro triste destino.

Roma – Durante questo periodo di rinnovata paura e tensioni sociali Governo e sindacati hanno firmato il “Patto per l’innovazione del lavoro pubblico e la coesione sociale”. Nell’occasione Mario Draghi ha espresso il proprio pensiero sul futuro della nazione:

“...La pandemia e il piano di rilancio e resilienza richiedono nuove professionalità e nuove forme di lavoro – ha detto il premiernuove professionalità che richiedono investimenti e nuove regole. Questo è quello che oggi stiamo cominciando a fare ed è il primo passo ma molto se non quasi tutto resta da compiere, c’è veramente molto da lavorare…”.

Veramente ci aspettavamo di più dall’ex numero 1 della Bce anche perché come siamo messi lo sappiamo tutti e da anni. Non c’era proprio

bisogno di sentirselo ripetere. Gli italiani hanno bisogno di ben altri incoraggiamenti. Ma tant’è. In effetti se la pubblica amministrazione non funziona la società diventa più fragile e ingiusta.

La pandemia ha aggravato di molto qualsiasi disagio e a farne le spese sono le fasce più deboli della popolazione ma non le sole. Contemporaneamente continua il gioco a scacchi tra i democratici, per individuare il futuro leader. Infatti le tensioni della settimana, con l’annuncio a sorpresa delle dimissioni di Nicola Zingaretti, non hanno giovato al Pd che è precipitato al quarto posto nei sondaggi con un 16,6%.

I dem hanno perso poco meno di due punti, segnando un meno 1,9 per cento (alle Europee erano al 22,7 per cento). Mentre se oggi si andasse alle politiche la Lega sarebbe il primo partito con il 23,5% dei consensi. Seguito dal Movimento Cinque Stelle in netta risalita, con il 17,3%.

Al terzo posto si piazzerebbe FdI di Giorgia Meloni, con il 16,8%, scalzata dalla seconda posizione che occupava la settimana precedente dai grillini in risalita. Insomma il Pd è in caduta libera mentre il partito del Cavaliere è in aumento con un 7%, ovvero stabile al quinto posto, nonostante alle Europee si fosse attestato all’8,8%.

Renzi e Bin Salman

Seguono poi Azione di Carlo Calenda, al 3,7 e Sinistra Italiana al 3%. Non brilla Italia Viva di Matteo Renzi che è al 2,5%. Il processo che si apre a carico dei suoi genitori, per bancarotta fraudolenta ed emissione di fatture false, non butta bene per il partito.

Ma non basta: l’incontro del senatore Renzi a Dubai con il principe ereditario, vice premier saudita e ministro della Difesa Bin Salman, presunto mandante dell’omicidio del giornalista del Washington Post Jamal Kashoggi, avrebbe inciso negativamente sui potenziali consensi.

In crescita anche + Europa di Emma Bonino al 2,3%. I Verdi e Articolo 1, di Roberto Speranza, si fermano al 2,1%. Intanto è stata confermata l’Assemblea nazionale del Partito Democratico che si terrà per la sola giornata del 14 marzo prossimo a partire dalle ore 9.30, in modalità webinar da remoto.

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Assemblea in un solo giorno e non in due come previsto inizialmente. Questo perché si dovrà arrivare all’assise generale con una rosa ristretta di nomi che consenta di eleggere subito un segretario “forte e autorevole”, come vanno ripetendo tutti i dirigenti dem.

Un segretario che possa guidare il Pd nei prossimi anni fino al congresso del 2023. Questo l’obiettivo della maggioranza del partito. Ma anche per questa ragione fra i democratici c’è chi ha avanzato l’idea di tenere un congresso da remoto per cambiare la consuetudine del partito e dare cosi maggiore autorevolezza al futuro segretario, eletto non solo dal parlamentino ma dalla stessa base del partito.

Il nome che ormai sempre farsi sempre più strada è quello di Enrico Letta, anche se bisogna ricordare che non era stato Renzi a defenestrare l’ex presidente del Consiglio ed ex vice segretario Dem ma la stessa assemblea quasi all’unanimità. All’epoca i medesimi amici che oggi invocano il ritorno di Letta, furono fra quelli che girarono il pollice verso il basso chiudendogli la porta in faccia.

Enrico Letta

In ogni caso Letta, oggi direttore della Scuola di Affari internazionali dell’Istituto di studi politici di Parigi, aveva già smentito i rumors che lo volevano in corsa per la segreteria ma pare che le cose siano cambiate, nel frattempo:

“…Sono grato per la quantità di messaggi di incoraggiamento che sto ricevendo – scrive Letta sui social – ho il Pd nel cuore e queste sollecitazioni toccano le corde più profonde…”. Coraggio da vendere, non c’è dubbio, dopo il trattamento subìto dai “compagni” di partito.

Per la sua decisione Letta ha preso tempo. Almeno 48 ore per riflettere bene. L’impressione è quella che il Pd stia cercando non tanto un segretario, con pieni poteri, ma un ostaggio alle correnti. Insomma un salvacondotto per sopravvivere, garantire le posizioni acquisite e far dimenticare le parole e le motivazioni che hanno determinato l’esplosione dei “cabbasisi” al fratello di Montalbano

Se si volesse davvero salvare il partito senza ridurlo ad un semplice gioco di alleanze con il M5S, bisognerebbe ripartire proprio dal grido di dolore levato proprio da Nicola Zingaretti. Ma i dem non hanno orecchie per ascoltare, intenti come sono ai calcoli di governo.

Un nome a tutti i costi, giusto per averlo, non significa nulla e affosserebbe ancora di più un partito ridotto quasi ai minimi storici e distante dalla gente anni luce. Intanto sul piano sanitario l’emergenza continua in maniera insidiosa.

Tuttavia i vaccini arrivano col contagocce e occorrono ore e ore per inocularne una dose con file lunghissime davanti ai pochi centri vaccinali allestiti. Burocrazia, scarsità di prodotto, la mancanza di aree attrezzate e personale stanno compromettendo un piano vaccinale che fa acqua da tutte le parti.

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Previste le solite chiusure per i week-end e ulteriori limitazioni nelle zone bianche, gialle, arancioni, arancioni scure, rosse e forse super-rosse. Di questo passo, presidente Draghi, dove andremo a finire?

 

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