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BELLANOVA, IL MINISTRO VAI A ZAPPARE.

Senza una politica programmatica per il settore agricolo non si possono sanare i guai con un colpo di spugna. Bisogna prevedere che cosa accadrà nel comparto alla ripresa delle attività produttive.

Roma – Il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova non ha dubbi: “…Servono migranti per farli lavorare nei campi. Il virus ci spiega che non servono approcci ideologici…”.

La pasionaria di don Matteo durante un’intervista rilasciata a La Repubblica si è detta preoccupata per la mancanza di stagionali stranieri per la raccolta nei campi. Allo stesso tempo ha invitato tutti i fruitori del reddito di Cittadinanza a dare un sostegno all’agricoltura del Bel Paese tramite la loro forza lavoro. È evidente che il carattere neoliberista di Italia Viva non viene meno (anzi si rafforza) neanche davanti ad una crisi sanitaria ed economica senza precedenti.

Probabilmente il ministro spera che gli italiani soffrano di perdita di memoria a breve termine o che siano troppo distratti e impauriti per analizzare per bene le sue dichiarazioni. Non dimentichiamo che insieme a Più Europa il partito di Renzi ha sempre strizzato l’occhio al sistema sanitario americano e non solo a parole. Realtà in cui la morte di un diciassettenne affetto da Covid-19 viene spiegata con la mancanza di un’adeguata assicurazione sanitaria privata…

Bellanova ha parlato anche della necessità di dover regolarizzare i braccianti stranieri. Ma in che maniera? Forse tramite qualche sorta di contratto occasionale e privo di adeguate garanzie per il futuro dei lavoratori? Sicuramente un regalo per i caporali italiani che, in questo momento, si ritroverebbero a non versare il già limitatissimo numero di contributi previdenziali dichiarati. I delinquenti della manovalanza, dunque, avrebbero dalla loro la legge che incentiverebbe le attività di sfruttamento. E poi, a fine crisi che cosa accadrebbe? Quando tutto sarà tornato alla normalità saremo nuovamente costretti a leggere di camion ribaltati con 15 braccianti irregolari trasportati come bestie? Di paghe da 2 euro l’ora per raccogliere i pomodori sotto il sole cocente della Calabria ma anche dell’Oltrepò pavese? Quanto potrebbe giovare allo Stato, in termini economici, sottrarre le terre a questi malfattori e usare i proventi dell’agricoltura per il sistema sanitario pubblico?

Probabilmente il ministro dell’Agricoltura non ricorda che in Italia una morte bianca su cinque è provocata un trattore. In dieci anni sono stati almeno 1000 i decessi causati dal mezzo tipico dei campi arati. In totale si stima che il 30% delle morti avvenute sui luoghi di lavoro sia legato al contesto agricolo. Il caporalato, in questi ultimi tempi, è cresciuto in maniera esponenziale tanto da diventare una sorta di bieca consuetudine ormai accettata da tutti. Probabilmente, però, questa situazione è da addebitare a una classe politica che non ha mai affrontato il grave problema di petto. Lasciando stare al caso e alla discrezione delle forze di polizia locali che hanno represso il fenomeno malavitoso ove questo sia stato possibile. Bellanova dimentica, inoltre, che è stato proprio il leader del suo partito a cancellare l’articolo 18 mediante il Jobs Act. Da quel giorno le morti bianche sono aumentate non di poco e la sicurezza sui posti di lavoro è diventata un dettaglio.

È un momento delicato tutti. Ma più passano i giorni, più la retorica del “siamo tutti sulla stessa barca” fa acqua da tutte le parti, tanto per rimanere in argomento L’agricoltura è un settore strategico per il sostentamento e la rinascita del Paese. È il momento di invertire la rotta e presentare il conto al caporalato per l’enorme danno cagionato negli anni ai lavoratori di tutte le razze. Il virus, a differenza di quanto dice Bellanova, necessita di un approccio ideologico. Il Covid-19 non colpisce in maniera differente solo in base all’età ma cagiona gravi conseguenze – forse ancora più drastiche – a seconda della classe sociale dei soggetti colpiti. Se vogliamo invertire la rotta questo è il momento buono. Basta speculare sulle sofferenze di chi non ha voce. Se non si passerà all’azione subito i risultati, drammatici, saranno incontenibili. Ciò che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti, da Nord a Sud. Proprio in questi giorni in cui incertezza e tensioni sociali la fanno da padrone.

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